domenica 7 ottobre 2007

IN VOLO VERSO L'ANTARTIDE E VERSO ANDRILL






















Quando racconto che partiro' in Antartide sull'isola di Ross per seguire il Progetto ANDRILL SMS, i miei interlocutori mi chiedono come faro' ad arrivare fin laggiù. La domanda ricorrente è: "Partirai da Ushuaia?". No, non partiro' dal Sudamerica! Perché l'isola di Ross, dove si trova la base Neozelandese Scott (che mi ospiterà) e la base USA McMurdo (la più grande del continente) è situata a sud della Nuova Zelanda, di là dall'Oceano Australe e in fondo al mare di Ross. A tremila chilometri di distanza da Christchurch, la cittadina neozelandese da cui prenderà il via la mia avventura. Ma ricominciamo daccapo e con ordine. Vi racconto come avverrà questo volo, un'esperienza che ho già fatto altre volte. Per seguire il tragitto guardate l'illustrazione a sinistra, pubblicata qualche anno fa da un quotidiano americano: il tragitto che ci interessa è quello Christchurch-McMurdo.
Dunque si parte da Christchurch, da un terminal situato presso l'aeroporto internazionale della città e presso la sede dell'USAP (United States Antarctic Program), di Antarctica NZ e del nostro PNRA. Si arriva al terminal già tutti vestiti con gli abiti polari, comprese le scarpe polari. Come in tutti i viaggi aerei, si fa il check-in, si passano i bagagli in un apparecchio RX e ci si pesa. Proprio cosi': si sale in piedi su una grossa bilancia, con il bagaglio a mano. Dopodiché, passate queste formalità, si prende posto in una sala di attesa insieme a tutti gli altri passeggeri, che possono essere di varie nazionalità: americani, neozelandesi, italiani, inglesi, francesi e cosi' via. Le pareti del terminal sono decorate con le bandiere di tutti i paesi aderenti al Sistema del Trattato Antartico.
Prima della partenza viene proiettato un video sullo svolgimento del volo. A seconda dell'aeromobile (un Hercules C-130 della Royal Air New Zealand Air Force, oppure un Hercules LC-130 americano oppure un C-17 Globemaster III -sempre americano- il volo puo' durare 8 ore 1/2, 8 ore oppure 4 ore. Nei voli più lunghi (per gli Hercules) è previsto un POINT OF SAFE RETURN (vedere illustrazione in alto a sinistra): se le condizioni meteo a McMurdo peggiorano e un atterraggio risulta impossibile o pericoloso, occorre fare dietrofront e rientrare a Christchurch, con il carburante rimasto. In gergo si chiama un "volo boomerang" e gli americani hanno coniato anche il verbo adeguato "to boomerang". In pratica: una seccatura. SPERO che non mi capiti. In effetti, se le condizioni meteo sono pessime, oppure se la pista è rovinata, puo' capitare di dover attendere giorni interi prima di ripartire. L'ANTARTIDE non è un luogo qualsiasi: dico sempre che in certi casi è più facile raggiungere la Stazione spaziale internazionale piuttosto che "The ICE", specialmente in inverno!! Comunque sia, se tutto va bene (e me lo auguro) ci si imbarca sull'aeromobile all'aeroporto di Christchurch (detto in gergo CHCH); i militari che assistono i passeggeri consegnano un sacchetto con dentro sandwich e bevande. Non ci sono hostess, gli assistenti di volo sono dei militari, in tenuta militare. Una volta imbarcati ci vengono consegnati dei tappi per le orecchie: sono indispensabili. Gli Hercules non sono degli Airbus!
L'interno dell'aeromobile è più simile a una cantina che a un......aereo vero e proprio: tubi dappertutto, fili, cavi, parti metalliche in vista, scale di metallo in caso di necessità....NULLA a che vedere con un aereo come quelli che conoscete voi. Qui sembra di essere in un film del Vietnam. Alcuni aerei non hanno "sedili" veri e propri, e ci si siede lungo una sorta di panchina posta lungo le pareti della carlinga. Come avrete capito, si tratta di un'autentica avventura. Il decollo avviene in genere in modo molto più "soft" rispetto al decollo dei jet a cui siamo abituati. Gli Hercules hanno una tale potenza che rullano sulla pista per un tratto brevissimo e subito si "stacca l'ombra da terra" (questa frase è il titolo di un libro di Daniele Del Giudice) e si è nell'aria. Questo è il momento più magico, un momento di emozione fortissima perché finalmente si RITORNA IN ANTARTIDE.
Certo, c'è sempre il rischio di un volo boomerang....ma insomma si spera di non essere costretti a fare dietrofront. Una volta per aria, tutti assiepati gli uni contro gli altri, con un rumore infernale, è letteralmente impossibile fare conversazione. Dunque ci si concentra sul volo e sull'avventura. Io scrivo sempre tantissimo, finché non si arriva in vista della banchisa, dei primi ghiacci. Allora sento di essere a casa, nel mio pianeta di luce e di ghiaccio. Per me, il luogo più fantastico della Terra.
A quel punto, tutti si precipitano agli oblo', da cui proviene una luce accecante. L'Antartide, finalmente! Si sorvolano le montagne Transantartiche (3.500 Km, una delle catene montuose più lunghe del mondo) e si guarda giù i picchi e le valli e gli immensi ghiacciai, e i colori della neve - che variano dall'avorio, al grigio, all'azzurro. Il cuore batte forte e l'emozione è grandissima. Poco prima di raggiungere l'Isola di Ross, si passa al largo delle coste della Terra Vittoria settentrionale e di Terra Nova Bay: cape Washington e il monte Melbourne (2.700 m) sono inconfondibili. In quella zone c'è una polinia, ovvero un tratto di mare sempre libero dai ghiacci, percio' il mare luccica come una superficie d'acciaio.
Ci si sforza di scorgere la nostra base Mario Zucchelli, ma non è sempre facile, da quell'altezza. Poi ecco la lingua del Drygalski, inconfondibile nastro di ghiaccio posato sul mare di Ross. Si tratta della prosecuzione sul mare dell'immenso ghiacciaio terrestre DAVID. Eccolo li'. Le montagne Transantartiche si snodano come le mura di cinta di una fortezza: impediscono l'accesso al cuore bianco del continente, al plateau polare......E infine, ecco la svolta verso l'Isola di Ross: l'Erebus è in vista, dagli oblo' di sinistra! Chi sa cercare bene e conosce i luoghi, sa identificare Cape Evans, e la minuscola capanna di Scott. Più in là, le isolette Little e Big Razorback, Tent e Inaccessible e quindi Castle Rock e la Erebus Glacier Tongue, che pare una ghirlanda incastrata nel mare gelato. Infine, ecco in vista McMurdo - una vera a propria cittadina - e Observation Hill, collina in forma di un cono quasi perfetto, di là dalla quale appaiono gli edifici verde-veronese della base neozelandese Scott.
"Allacciate le cinture per l'atterraggio!!
" La pista ovviamente è sul ghiaccio. Atterraggio molto soft. I militari addetti al volo cominciano a infilarsi le tute imbottite, sopra le tute da lavoro. Guanti, cappellino. Infine i motori si spengono e il portellone di uscita viene spalancato. .....Ouff! siamo arrivati. L'aria è frizzante come in cima a un monte e la neve scricchiola piano sotto gli scarponi. Il mega-autobus che ci accompagnerà alla base (battezzato "Ivan The Terrabus") è già li', pronto per inghiottirci. Ma io non mi faccio inghiottire subito e mi attardo sul ghiaccio: guardo l'Erebus, Black island, White island, Minna Bluff (mille volte citata da Scott e dai suoi compagni....) e poi il magico monte Discovery. Finalmente sono qui. .....ON THE ICE AGAIN!

NOTA: I voli aerei della US Air Force, Operation Deepfreeze 2007-2008, sono iniziati il 20 Agosto 2007, dopo 5 mesi durante i quali l'Antartide era totalmente isolata. Questi primi voli si chiamano Winfly (winter fly-in). Aeromobile: C-17 Globemaster III, pista di atterraggio: Pegasus.

(c) Copywright Lucia SIMION - per cortesia chiedere l'autorizzazione prima di utilizzare brani di questo testo. La riproduzione di queste pagine è vietata.

FOTO: National Science Foundation

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