domenica 11 novembre 2007

ANDRILL: AL CAMPO DI PERFORAZIONE

McMurdo, Crary Lab, 11 novembre 2007

-9 gradi C
Vento 10 nodi


Eccomi di ritorno a Scott base e a McMurdo dopo aver trascorso tre giorni e due notti al campo di perforazione di ANDRILL, situato sulla banchisa del McMurdo Sound a circa 40 Km da McMurdo, posizione geografica 77° 45.488’ SUD, 165° 16.613’ EST. Oggi sono arrivati alla profondita 635 m. Sono andata con un pick-up che qui tutti chiamano semplicemente Mattracks (al posto delle ruote ha dei cingoli triangolari speciali, prodotti dalla ditta Mattracks, donde il nome…) e sono rientrata in elicottero
insieme a una dozzina di scatole metalliche contenenti le carote. Ma andiamo con ordine.
Siamo partiti da McMurdo con l’equipe di ANDRILL e dopo quasi due ore di viaggio sulla banchisa, a bordo di due Mattracks, siamo arrivati al campo di perforazione di ANDRILL SMS. Il tempo era coperto e la visibilità non era perfetta. Fino a pochi chilometri dal campo non abbiamo visto un bel nulla. Tutto bianco su bianco. Poi ecco una minuscola silouhette triangolare, simile a una tour Eiffel sulla banchisa. Ci avviciniamo e arriviamo prima a un campo di containers e di tende, dove vivono 30 persone di varie nazionalità (Neozelandesi, Americani, un’Italiana, una Tedesca, una Spagnola che vive da anni negli USA). Chi sono ? Si tratta della comunità di tecnici di perforazione (qui li chiamano « drillers ») e di scientifici (alias ricercatori) che fanno parte del team di ANDRILL SMS. I primi lavorano sodo per estrarre le carote di sedimento dal fondo del mare di Ross, che si trova ad appena 8 metri sotto ai nostri piedi, appena sotto alla banchisa che lo ricopre. I secondi compiono tutta una serie di analisi molto sofisticate sulle carote. Qui si lavora 24 ore su 24 per ottimizzare al massimo il tempo a disposizione prima che la banchisa cominci a spezzarsi, o comunque a fragilizzarsi con l’aumentare delle temperature, fra meno di un mese. Tutto il lavoro deve essere svolto entro l’inizio di Dicembre. Ci sono dunque due equipes di tecnici di perforazione e due di scientifici che si alternano: alcuni dormono di giorno e lavorano durante la « notte » e viceversa. Si incrociano solo durante il cambio del turno. Questo campo remoto, lontano da McMurdo e lontano da Scott base (anche se dotato di comodità come email o il telefono), situato fra l’isola di Ross e le montagne Transantartiche, ha un suo fascino particolare. Si abita in containers e si mangia in una tenda speciale che somiglia a un tubo tagliato a meta'. Mi ricorda tanto il campo di montaggio di Dome C, negli anni in cui si costruiva la stazione Concordia e si effettuava il progetto di perforazione in ghiaccio EPICA. La situazione era molto simile, anche se Dome C si trova sul plateau polare, dove il ghiaccio e’ spesso 3.300 m e non 8 metri come nel campo di perforazione di ANDRILL…. Come si svolge il lavoro ? In sintesi, le carote vengono estratte dal fondo del mare, tramite un carottiere protetto da una tenda bianca, che permette ai drillers si lavorare anche quando il vento soffia a 50 nodi – come è accaduto pochi giorni orsono. Le carote estratte misurano in genere 6 metri di lunghezza, sono di colore grigio, e hanno un diametro di 6,1 cm. La superficie e’ liscia. Appena estratte vengono trasferite nel laboratorio degli scientifici, situato a una cinquantina di metri di distanza. Qui i ricercatori le lavano (per pulirle dai fluidi di perforazione), le misurano, e procedono a una prima analisi e a una descrizione molto precisa della carota e delle sue caratteristiche, incluso ogni tipo di frattura (naturale o indotta dalla perforazione).
Osservare le carote appena estratte e’ particolarmente emozionante. In alcune parti ci sono rocce incluse di varia natura e di diverse dimensioni (i geologi le chiamano "clasti"), in altre sezioni ci sono fossili (che gli specialisti – fra cui il ricercatore italiano Marco Taviani – identificano come dei bivalvi, oppure dei gasteropodi), e in altre ancora c'e' sabbia o semplicemente fango. Dopo questa prima analisi, le carote vengono sezionate in pezzi da un metro ciascuna, sui quali viene effettuata una lunga serie di analisi da parte di varie equipes. L’unica italiana presente sul posto – Simona Pierdominici dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia a Roma (INGV)- ha il compito di fare lo scan della superficie delle carote, con un apposito apparecchio. Simona lavora di giorno, un collega le dà il cambio di notte.
Il turno di giorno « smonta » alle 20.00, dopo 12 ore di lavoro non-stop. Ciascuno si rimette la giaccavento, il cappello, guanti e occhiali e se le condizioni meteo lo consentono, si ritorna al campo a piedi. Altrimenti si rientra con un mezzo cingolato (li chiamano Hagglund). Venerdi’ mattina mi sono svegliata e c’era white-out, ovvero non si vedeva nulla e il vento soffiava fortissimo. La neve mulinellava dovunque attraverso il campo e fra i containers che fungono da camerette (6 posti letto ciascuna). Siamo tutti andati al campo di perforazione con l’Hagglund (distanza : circa 500 metri). La sera – o la mattina per l’equipe che lavora di notte- ci si raduna per la cena, preparata da Sara, lo chef del campo. A volte è Helen Brown, responsabile del campo, che prepara da mangiare. Ieri ci ha preparato delle ottime pizze, alcune condite con gli ingredienti più impensabili, come le capesante oppure pollo e brie….Bé : hanno avuto un successone e non ne è avanzata nemmeno una briciola. Una volta compiute tutte le analisi possibili e immaginabili, le carote vengono messe in scatole di metallo, che contengono 4 carote ciascuna. In genere, ogni 24 ore vengono estratti circa 30 metri di carote.
Se le condizioni meteo lo consentono- ogni sera un elicottero della National Science Foundation americana arriva da McMurdo per recuperare il preziosissimo carico, che viene portato al laboratorio Crary a McMurdo, dove altri ricercatori compiranno altre analisi. Vedere l’elicottero che arriva con i fari accesi e che lampeggiano, osservare i due piloti con i caschi bianchi che assistono al carico delle carote….be', sembra assolutamente incredibile, pare quasi di essere in un film....

Testo e foto: Lucia Simion

martedì 6 novembre 2007

ANDRILL, FINALMENTE

Scott Base, 7 Novembre 2007

Ore 9: CONDIZIONI METEO 2. Ancora bloccati in base

Ieri pomeriggio, appena le condizioni meteo sono migliorate ho potuto recarmi a McMurdo per visitare il quartier generale di ANDRILL SMS al laboratorio Crary. La maggiorparte degli scientifici - e dei miei amici - era al laboratorio. La perforazione procede bene e la profondita' raggiunta ieri - 6 novembre - era di 441 metri nei sedimenti marini, ovvero nel fondale marino. Causa maltempo, le primizie del giorno (ovvero le famose carote) non hanno potuto essere trasferite in elicottero dal sito di perforazione a McMurdo. Anche oggi condizioni pessime, visibilita' ridottissima, vento. Dovrei recarmi di nuovo a McMurdo, ma per ora siamo bloccati a Scott base. Anche il volo del C-17 e' stato rimandato per l'ennesima volta, cosi' come tutti i voli in elicottero per destinazioni vicine o lontane. Questa e' l'Antartide!!

Ieri - al laboratorio Crary- ho potuto fare un giro di tutti i diversi centri in cui le carote geologiche di ANDRILL vengono tagliate in due, analizzate, fotografate con una speciale apparecchiatura, descritte fin nei minimi particolari. Ho incontrato Eva Tuzzi e Paola Del Carlo, due delle ragazze Italiane che fanno parte del team di ANDRILL (Eva sta facendo un PhD all'Universita' del Nebraska a Lincoln, QG di ANDRILL negli USA; vi segnalo qui il suo BLOG simpaticissimo che si intitola A testa in giu'). Ho parlato con Franco Talarico e Marco Taviani, con David Harwood (Responsabile scientifico del progetto ANDRILL SMS, con l'Italiano Fabio Florindo dell'INGV, atteso a McMurdo nei prossimi giorni), Richard Levy (ricercatore dello staff di ANDRILL), con Laura Lacy e con molti altri.
Louise Huffman, Responsabile del programma ARISE per Divulgatori scientifici mi ha presentato alcuni membri del programma ARISE 2007, fra cui Ken Mankoff, che e' un ingegnere informatico specializzato nella progettazione di programmi di modellizzazione climatica. Mi ha fatto piacere notare che ARISE e' ampiamente aperto anche ai non-insegnanti, come del resto mi era stato chiaramente comunicato dai responsabili Americani. Se siete intenzionati a fare application per questo programma, sappiate dunque che non e' riservato esclusivamente agli insegnanti, e che potete fare application. Se poi la vostra domanda non viene neppure presa in considerazione (come e' successo a me) e scartata dai selezionatori italiani senza che vi si mandi una risposta o una giustificazione e neppure un "grazie per aver inviato application", e' tutta un'altra faccenda.......

lunedì 5 novembre 2007

ANTARTIDE, LA GRANDE MOSTRA ALL'APERTO A GENOVA

Antartide, il cuore bianco della Terra. Una spettacolare mostra all'aperto, dal 25 Ottobre al 25 Novembre 2007, a cura di Lucia Simion e del Museo Nazionale dell'Antartide, sezione di Genova. Area Mandraccio, Area Porto Antico. Un progetto dedicato al grande pubblico, ai ragazzi delle scuole e ai bambini in generale, per celebrare il quarto Anno Polare Internazionale e suscitare interesse nei confronti dell'Antartide, la piu' grande riserva naturale del pianeta, dedicata alla Pace e alla Scienza. Accessibile a tutti, la mostra e' illuminata nelle ore notturne fino alle 23.00. Fotografie di: Lucia Simion, Agenzia Grazia Neri, James Dragisic e Guillaume Dargaud. La mostra e' stata inaugurata in occasione del Festival della Scienza.

MANIFESTO: Fotografia di Lucia Simion, grafica dell'Architetto Cristina Fiordimela, in collaborazione con il Museo dell'Antartide di Genova (Responsabile: Carlo Ossola). Cristina Fiordimela ha disegnato le strutture metalliche di supporto delle fotografie di grande formato (80 x 120 cm) esposte in mostra. Stampe realizzate dai laboratori Articrom (in Italia) e Central Color (in Francia).

IL CARNET DI VIAGGIO FILATELICO DELLE TAAF


Dall'8 all'11 Novembre 2007 si terrà a Parigi il Salon Philatélique d'Automne (all'Espace Champerret, nel 17° arrondissement). In questa occasione il Servizio Filatelico delle TAAF, Terres australes et antarctiques Françaises, metterà in vendita un nuovo "Carnet de Voyage Philatélique", dedicato ai "paesaggi insoliti" delle isole Crozet, Kerguelen, Saint-Paul et Amsterdam, viste dal cielo. Ho realizzato le fotografie nel Novembre 2006, in occasione della rotazione OP3 del Marion Dufresne (il mitico "Marduf", una delle piu' belle navi oceanografiche che vi capitera' di incontrare sugli oceani della Terra). Capospedizione era Jean-Marie Jaguenaud, Responsabile del Servizio Poste e Telecomunicazioni delle TAAF. Prefazione del CARNET: Isabelle Autissier!

LINK: http://www.cnit.fr/pexpo/do/salon/5077/SALON+PHILATELIQUE+AUTOMNE

COMMENTI POSITIVI RIGUARDO AL BLOG LUCEPOLARE ANDRILL

Vorrei ringraziare gli amici e i conoscenti che mi scrivono per commentare il mio blog: GRAZIE! L'impegno per tenere il blog e' intensissimo (produzione di fotografie e di testi, dati) dunque mi fa piacere ricevere commenti positivi e sapere che le informazioni che pubblico sono utili e interessanti. Vorrei che fosse utile anche per i ragazzi delle SCUOLE. Ho chiesto che il link sia pubblicato sul sito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA). Potete seguire anche gli altri blog sul sito ufficiale dell'IPY (http://www.ipy.org, in inglese, cercate Lucia Simion) e su http://www.stellantartica.blogspot.com in Francese, Inglese e Italiano.
Ho anche parecchi amici Francesi (coma sapete sono Italiana ma abito in Francia da moltissimi anni, per cui considero Italia e Francia come i mie due Paesi), dunque scrivero' un commento anche per gli amici Francesi. GRAZIE A Claudio Gravina (rispondero' al piu' presto, ma bisogna sapere che qui i collegamenti email sono LENTISSIMI). MERCI a Roger Venturini, un Amico filatelista.
A proposito di FILATELIA: il giorno 8 Novembre, al Salone Filatelico di Parigi, verra' presentato il mio "CARNET DE VOYAGE PHILATELIQUE" nelle Isole
subantartiche Francesi (Crozet, Kerguelen, Saint-Paul e Amsterdam), emesso dal Servizio Filatelico delle TAAF, Terres Australes et Antarctiques Francaises. Quersto "CARNET" e' una novita' assoluta per le TAAF, poiche' conterra' 16 francobolli e 16 cartoline, realizzati con mie fotografie. La tiratura di questo "CARNET" esclusivissimo e' di 30.000 copie. Formato: la meta' di A4. Il 2 novembre scorso, a bordo del Marion Dufresne, il Prefetto delle TAAF, Signor Eric Pilloton, rappresentante del Governo Francese, ha presentato il CARNET al pubblico. Se il LINK non si apre, fate copia-incolla con questo indirizzo: http://www.taaf.fr/spip/spip.php?article98

A detta di Jean-Marie JAGUENAUD, Responsabile del Servizio Filatelico e delle Telecomunicazioni delle TAAF, il Carnet piacera' parecchio, poiche' si tratta di un nuovo concetto di fare filatelia. La prefazione e' della navigatrice Francese ISABELLE AUTISSIER, attualmente impegnata in una spedizione nella Georgia del Sud con gli alpinisti dell'IFREMMONT, Emmanuel Cauchy e Lionel Daudet. Nell'autunno del 2006, gli stessi amici alpinisti hanno scalato la piu' alta vetta dell'isola di KERGUELEN, il Monte ROSS (1.800 m), che era stato conquistato anni orsono da Jean Rivolier, medico delle TAAF e membro di uno dei primissimi winter-over nell'arcipelago di Pointe Geologie in terre Adelie (Base Marret, 1952-53), dove attualmente sorge la stazione permanente francese Dumont d'Urville detta DDU in gergo antartico.

ECCO QUI UN COMMENTO AL BLOG:

Salut, Lucia, Et bravo ! Ton blog ANDRILL est mieux que bien, et je t'assure que je vais le suivre très régulièrement. Roger

IMMAGINE SATELLITARE: l'isola di Kerguelen, nell'oceano Indiano. Fa parte dei 5 distretti delle TAAF, Terre australi e antartiche francesi. E' stata scoperta nel XVIII secolo dal navigatore francese Yves Joseph de Kerguelen de Tremarec,
e battezzata in suo onore dal Capitano Cook, che esploro' anche lui Kerguelen. Fu cartografata all'inizio del XX secolo da uno straordinario navigatore-esploratore, che all'eta' di 21 anni partecipo' alla prima delle spedizioni polari del Comandante Charcot nella Penisola antartica: Raymond Rallier du Baty. Nell'immagine satellitare potete scorgere benissimo la macchia chiara, che corrisponde alla calotta di ghiaccio del Monte Cook (500 km2). Kerguelen si trova sulla stessa piattaforma continentale dell'isola australiana HEARD. Fra le due esiste dunque una curiosa "frontiera" franco-australiana!!

(c) Lucia Simion da Scott base, Antarctica

BLOCCATI IN BASE CAUSA PESSIME CONDIZIONI METEO!

Scott Base, 6 novembre 2007

Temperatura: -11 gradi C
Vento: 30 nodi da Sud

Ore 10.30 locali (corrispondenti alle 22.30 del 5 novembre in ITALIA
; qui siamo 12 ore avanti).

Il vento ha soffiato forte tutta la notte...insomma si fa per dire "notte", poiche' c'e' luce 24 ore su 24. Scuoteva gli edifici e sibilava dovunque. Stamane, quando mi sono alzata alle 7, le condizioni erano "normali" (condition three), ma nel giro di pochissimo sono passate a "condition Two" e infine a "condition One", ovvero la peggiore delle condizioni meteo. Non si vede ne' il monte Discovery, ne' White island e Black island. Tutto bianco. Vediamo appena Observation Hill, che ci separa da McMurdo alias McTown, la stazione americana.

Non ho nemmeno fatto in tempo a scattare una nuova fotografia del segnale esposto in base, che gia' l'altoparlante annunciava "Condition One, condition One". Questo significa che siamo tutti bloccati in base e che non posso andare "up hill" a McMurdo, che si trova a 3 km di distanza da qui. Anche in auto, nulla da fare. Il telefono comunque funziona e dunque mi mettero' in contatto con i miei colleghi di ANDRILL al laboratorio CRARY, per avere le ultime notizie sull'andamento dei lavori di perforazione e sulla profondita' raggiunta.
Anche il volo US del C-17 Globemaster e' stato ancora annullato.
Tutte le persone che dovevano partire ieri sono bloccate qui. Il problema e' che hanno gia' consegnato il bagaglio (si fa sempre in anticipo per questioni organizzative) e dunque non hanno vestiti per cambiarsi! I ricercatori che dovevano partire a Cape Evans e a Cape Royds sono anch'essi bloccati in base. La sala computer (dove ci si collega a internet e all'email e' super-occupata!!). Collegamenti email LENTISSIMI...anzi piu' che lentissimi: SUPER-SUPER LENTI. Dunaue pazienza con gli email.....

FOTO: Lucia Simion (c) a Scott Base, Antartide

ANDRILL: IL PRIMO VIDEO JOURNAL 2007

Il primo dei sei video journals realizzati dalla giovane Megan Berg, Media specialist di ANDRILL, e' online.

Ecco il link (cliccate qui a destra): ANDRILL

domenica 4 novembre 2007

SI SCATENA LA TEMPESTA


5 Novembre 2007, Base Scott


Rientriamo dal campo appena in tempo prima che il tempo si guasti.

In Antartide ci sono tre condizioni :
-la condizione TRE è quella « normale » ;
-la condizione DUE comincia a essere critica, con visibilità ridotta a meno di 300 metri, venti a 48-55 nodi e windchill fra -60°C e -73°C.
- Infine c’ è la condizione UNO, con visibilità ridotta a meno di 30 meri, raffiche di vento a 55 nodi (o più) e windchill inferiore a -73°C.

Ora siamo in piene condizioni ONE (UNO). Visibilità ridottissima, raffiche di vento a 55 nodi. White island, Black Island, il monte Discovery e il monte Erebus non sono più visibili. Tutto è bianco e la neve serpeggia ovunque fra gli edifici della base, soffiata via dal vento. Le raffiche scuotono gli edifici e si sente fischiare il vento anche stando « dentro casa ». Ovviamente siamo tutti in base. C’è chi lavora al computer, chi legge nella bellissima nuova « lounge » della base (dotata di caminetto) ; il cuoco sta cucinando una fantastica torta di banane e nell’officina i meccanici aggiustano un gatto delle nevi.

Guardiamo fuori il vento che soffia. La neve che scorre via. Le bandierine che schioccano impazzite. BRRRR ! « Contenti di essere in base ! » dice qualcuno.
Proprio cosi’.

Lucia Simion, dalla base neozelandese Scott, Antartide

CORSO DI SOPRAVVIVENZA ANTARTICA

BASE SCOTT, ANTARTIDE, 4 NOVEMBRE 2007

Temperatura -24°C, Vento: 20 NODI.

Temperature piuttosto basse, ma cielo sereno e sole. L’ideale per queste due giornate di «Antarctic Field Training» (AFT) ovvero di corso di sopravvivenza antartica. Tutti coloro che si recano alla base neozelandese Scott (e tutti coloro che vanno alla stazione americana McMurdo) devono fare un corso di sopravvivenza che consiste in una parte teorica (sui rischi ambientali, il gestione di situazioni di emergenza come l’ipotermia, il white-out oppure un ferito nell’ambito di una spedizione) e una parte pratica sul campo (montare una tenda, costruire un rifugio di emergenza nella neve, simulazione di emergenze, cucinare con fornelletti da campo, gestione dei rifiuti, compresi i contenuti dei WC, urina e feci – che vengono raccolti separatamente).

Partiamo dalla base Scott dopo pranzo, per installare il campo in una località situata sulla piattaforma di Ross, a una ventina di chilometri di distanza. Il posto si chiama Windless Bight e si trova ai piedi dell’Erebus, il più attivo dei vulcani antartici (3.790 m). Anche se sembra vicinissimo, quel « marmittone infernale » dista 50 chilometri da dove ci troviamo. Oggi è quieto, mentre ieri fumava proprio come una immensa marmitta. Sopra il monte Terror, un vulcano spento situato all’estremità nord-est dell’isola di Ross, si è formata una nube lenticolare che ricopre la cima del vulcano come un grande cappello.

La nostra istruttrice si chiama Kimberley Wallace, ma tutti la chiamano Billie. E’ neozelandese e ha un’energia e una determinazione inossidabili. Ci accompagna alla località in cui monteremo le tende (siamo in tre : Neville Ritchie, un archeologo neozeolandese che si occupa del restauro e delle conservazione delle capanne storiche del Mare di Ross e Tony Wells, un neozelandese esperto nella gestione di situazioni di emergenza, in particolare nella localizzazione e nel recupero di persone smarrite). Montiamo due tende piramidali « Scott ». Dopodiché procediamo alla costruzione dei rifugi di emergenza nella neve, lavorando con pala e sega: la neve dell’Antartide è cosi’ asciutta e compatta che si taglia benissimo con una sega speciale, come se fosse polistirolo. La neve ideale per costruire un igloo! Il rifugio di emergenza: in pratica si tratta di scavare un buco nella neve delle dimensioni adeguate a ospitare una o più persone, strette strette in modo che il calore si conservi e permetta una sopravvivenza di qualche ora, fintanto che i soccorsi – chiamati per radio- arrivino.

Dopo aver allestito il campo e i rifugi di emergenza, preparato la cucina da campo e selezionato il cibo disidratato che sarà il nostro menu’ di stasera, Billie ci mostra come far fondere la neve in modo efficiente, per preparare una bevanda calda oppure per preparare il cibo : si mette un pochino di acqua calda sul fondo di un pentolino (acqua contenuta in un thermos) e poi si aggiungono blocchetti di neve poco per volta, finché tutta la neve si è sciolta per bene. Riempire la pentola fino al bordo di neve è molto meno efficiente e si impiega molto più tempo a farla fondere.

Infine, visto che e' una serata bellissima e senza vento, saliamo fino a Castle Rock, un roccione di natura vulcanica situato a metà della HUT PENINSULA, penisola sottile che si spinge dall’Erebus fino al mare di Ross, e in fondo alla quale sorgono da un lato McMurdo e dall’altro Scott Base. Castle Rock era uno dei punti di osservazione preferiti da Scott e dai membri delle sue spedizioni : da lassu’ lo sguardo spazia sul McMurdo Sound e su Cape Evans – dove si trovava il rifugio di Scott- sulle isolette di fronte al rifugio (Tent island, Inaccessible island, Razorback e Little Razorback island, località nelle quali gli esploratori si recavano per far fare esercizio ai cani e ai ponies). Dall'altro lato di Castle Rock sorge la grande Barriera di Ross e l’isola di Ross con i suoi tre vulcani : l’Erebus, il Terra Nova e il Terror. Tutto il paesaggio è immacolato, l’unico colore esistente è il bianco, in tutte le sue sfumature. Le scogliere sono scogliere di ghiaccio e di neve ; le spiagge non sono di sabbia, ma di neve ; i pendii non sono coperti di alpeggi, bensi’ da ghiacciai sconfinati, con immense serraccate. Un paesaggio grandioso e inquietante.

Rientrando al campo, penso a Scott, a Shackleton e compagni : una volta giunti in Antartide erano tagliati fuori dal mondo, senza alcuna possibilità di contatti. Erano soli, completamente soli in questo bellissimo e terribile pianeta di ghiaccio.

Verso le 20.00, dopo aver cenato, ciascuno rientra nella propria tenda e si infila nel sacco a pelo. La temperatura è di -25°C. Nella notte mi sveglio e penso a Scott e a Shackleton, a Mawson e a i loro compagni. Alle loro imprese. I viaggi a piedi verso il Polo sud, risalendo l’immenso ghiacciaio Beardmore attraverso le montagne Transantartiche ; oppure il viaggio di Mawson e di due altri compagni verso il Polo sud magnetico (nel 1909), o la traversata dei compagni di Scott verso Cape Adare, l’estremità nord della Terra Vittoria….Le difficolta' e le affrontate da questi esploratori sono difficilmente immaginabile al giorno d’oggi, dove basta accendere la radio e si è subito in contatto con la base.

Lucia Simion, Scott Base, Antartide

Foto: Lucia Simion e Kimberley Billie Wallace

venerdì 2 novembre 2007

RISVEGLIO ALLA BASE SCOTT

Sabato 3 Novembre 2007

Base Scott, Pram Point, Hut Peninsula.

Questa mattina, le mie due compagne di stanza (Victoria Metcalf e Nicki Shackleton) ed io siamo saltate giù dal letto alle 7 precise. Vic e Nicki studiano i pesci antartici e oggi dovrebbero proseguire con le loro ricerche, senonché la temperatura esterna è di -28°C e il vento soffia a 25 nodi. Con il windchill (il « fattore vento») la temperatura corrisponde a quasi -70°C.
Vic, Nicki e un’altra loro collega resteranno in base. Anch’io resto in base perché devo assistere a un mini-corso sulla sicurezza in Antartide. Oggi lezione, domani corso di sopravvivenza sul campo – in una località ai piedi dell’Erebus, chiamata Windless Bight- e notte in tenda. Lunedi', finalmente, potro' raggiungere l'equipe di ANDRILL, a McMurdo, al laboratorio Crary.

Mentre aspetto l'ora del corso, guardo fuori dalle finestre della nuova « lounge » di Scott base (zona soggiorno, adiacente alla mensa) : la luce è meravigliosa. In cima al pennone che sta di fronte alla base la bandiera Neozelandese schiocca nel vento. Sbuffi di neve serpeggiano fra gli edifici della stazione. BRRRR...
Più a nord, l’Erebus è in piena attività: dal cratere sale in cielo una immensa nube bianca, che poi è stirata dal vento verso sud, come una lunga sciarpa immacolata. Davanti a me si stende la piattaforma di Ross. A destra, il Monte Discovery con i suoi fianchi striati di scuro.

Domani: corso di sopravvivenza. Ritornero' Lunedi' a Scott base in giornata.

FOTO: Lucia Simion (c)

ALLACCIATE LE CINTURE, SI PARTE IN ANTARTIDE

Venerdi’ 2 novembre 2007, Christchurch


Questa mattina sveglia alle 5.30. E’ ancora notte. L’ultima notte nell’arco dei prossimi 30 giorni : in Antartide infatti, durante l’estate australe (da novembre a febbraio) fa giorno 24 h su 24. C’è un usignolo che canta. Anche questo non lo sentiro’ per almeno un mese….Il cielo è tutto coperto e piove.

Ore 9.30. Anche per partire in Antartide si fa il check-in, come per un volo « normale ». Tranne che qui non ci sono hostess ma militari in tenuta mimetica.
Solite domande :
- « I suoi bagagli li ha fatti lei personalmente ? »
- « Si »
- « Ha forbici o oggetti taglienti nel bagaglio a mano ? »
- « No »
- « Liquidi, gel nel bagaglio a mano ? »
- « No »

Ok, tutto a,posto, posso fare il check-in.
- « Quanti bagagli ha ? »
- « Due »
- « Quale dei due vuole recuperare in caso di volo boomerang ? »

Un volo boomerang è quando si è costretti a fare dietrofront perché le condizioni meteo in Antartide sono peggiorate all’improvviso. Tengo le dita incrociate : non ho mai «boomeranged» e non ci tengo proprio a farlo questa volta. Oggi le previsioni meteo in Antartide sono molto buone, per cui l’eventualità di fare dietrofront è remota. Dopo aver consegnato il bagaglio che va nel bagagliaio, ci viene richiesto di salire in piedi su una grossa bilancia, con tutto l’abbigliamento antartico e il bagaglio a mano.
Salgo.
- « Quanto peso ? » chiedo.
- Risposta : « Duecentoventi »
- « ….CHILI ? »
- « No, no….Duecento libbre….. »
- « Ouffff…! »

Dopo il check-in si assiste alla proiezione di un filmato sull’Antartide e sulle condizioni ambientali in Antartide e infine – prima di salire sull’autobus che ci porterà ai piedi del C-17 Globemaster della US Air Force, si devono far passare tutti i bagagli ai RX e come in tutti gli altri aeroporti del mondo si attraversa un metal-detector.

Fra passeggeri incontro Art DeVries, un ricercatore americano geniale e molto simpatico, che alcuni decenni orsono ha scoperto l’esistenza delle molecole che impediscono ai pesci antartici di trasformarsi in un blocco di ghiaccio, anche se vivono in un’acqua a -1,87 °C e a contatto con il ghiaccio (si tratta di glicoproteine e di peptidi antigelo). Art mi chiede : « E’ il tuo primo volo con un C-17 ? » Dico si’. Per lui deve trattarsi della quarantesima spedizione in Antartide o giù di li’……

Infine si sale sull’autobus e ci si avvia verso la pista di decollo. Piove a dirotto. Prima di salire scelgo una delle varie « lunch boxes » che ci vengono offerte. Questa volta sandwiches : solo snacks (chocolate-chips, anacardi, chips e altre cosette del genere, non particolarmente appetitose , più una bottiglia di acqua minerale, mele e banane).

Infine eccolo qua, il C-17 GLOBEMASTER della US Air Force ! Sembra di essere in un film del Vietnam. Tutto grigio, immenso, è li’ che ci aspetta sulla pista dell’areoporto di Christchurch, un po’ discosto dal terminal degli aerei di linea. Sono fra gli ultimi a salire. Imbocco la scaletta e quattro o cinque scalini più su’ eccomi dentro la pancia di quella balena volante. WOW, che emozione ! Troppo forte....

Siamo appena 70 passeggeri, allineati sia lungo le pareti (dove ci sono dei seggiolini di tela, piuttosto confortevoli), sia nella parte anteriore della carlinga, dove invece sono allineati veri e propri sedili di aereo di linea. Il resto dell’aereo è riempito di enormi casse di materiale. Alcune casse, di colore rosso, attirano la mia attenzione : c’è scritto « ICECUBE, Halzen, South Pole ». Contengono materiale per il gigantesco dettettore di neutrini Icecube, in costruzione al Polo Sud geografico (dimensione : un chilometro cubo, nel cuore della calotta di ghiaccio). Francis Halzen, professore di Astrofisica all’Università del Wisconsin a Madison è l’inventore di IceCube e del suo prototipo AMANDA, in funzione al Polo sud dal 1993. Nell’aereo ho incontrato diversi membri del progetto, diretti a South Pole. ICECUBE e' uno dei miei progetti preferiti: il suo inventore non ha mai abbandonato il sogno di realizzare questo immenso strumento (il piu' grande strumento scientifico della Terra), nel luogo piu' remoto del pianeta.

La pancia del C-17 (come quello degli Hercules C-130) sembra una specie di cantina : ci sono fili dappertutto, tubi grandi e piccoli, scalette, estintori…..cinghie….e le pareti sono ricoperte di materiale isolante che somiglia a fogli di alluminio. Gli oblo’ sono minuscoli, ma c’è luce perché sono accese alcune grosse lampade al neon. Il rumore è assordante e i tappi per le orecchio sono assolutamente indispensabili.

Sul C-17 non ci sono hostess (ovviamente): gli assistenti di volo sono dei Militari dell’Aeronautica Americana, con tuta verde e cappellino con su scritto «Operation Deep Freeze ». Ci distribuicono dei tappi per le orecchie e ci danno istruzioni sulle maschere a ossigeno e sull’uso dei salvagenti. Poi : « Fasten your seat belts ». Il portellone si chiude. Il gigante si muove. Dal minuscolo oblo’ situato alla mia sinistra vedo passare gli edifici del terminal. Poi i motori vengono spinti al massimo e l’aereo si lancia sulla pista, con tutta la sua potenza. In un attimo siamo per aria. PARTITI ! Che avventura straordinaria….In quattro ore e mezza atterreremo a McMurdo, in Antartide. Tremila chilometri più a sud. Non è incredibile ??

Quando penso che Scott, Shackleton, Mawson, impiegavano giorni e giorni per arrivare fra i ghiacci ! Ma io stessa ho sperimentato il viaggio in nave varie volte, per esempio a bordo dell’Astrolabe, la nave rifornimenti della base francese Dumont d’Urville nella terre Adélie : da Hobart a DDU sono 6-7 giorni di navigazione se tutto va bene, attraverso l’oceano più scatenato e turbolento della Terra. E’ tutta un’altra avventura e quando le coste del grande continente di ghiaccio giungono in vista, dopo aver superato immensi lastroni di banchisa che si spezzano contro la chiglia della nave con un rumore sordo, si ha veramente l’impressione di averla « guadagnata », l’Antartide ! Ma è certo che oggi non si puo’ fare a meno dell’aereo....

Dopo il decollo, per almeno TRE ore voliamo sopra l’oceano australe, senza vedere praticamente nulla. Poi cominciano ad apparire i ghiacci. La banchisa. E poi, infine, il continente. Lo raggiungiamo all’estremità nord della Terra Vittoria settentrionale, più o meno a livello di Cape Adare (una lunga penisola di natura vulcanica, situata all’ingresso del Mare di Ross). Guardo giù da uno degli oblo’ : la luce è accecante e non si puo’ fare a meno di mettere gli occhiali a protezione 100%. Laggiù, ecco il continente : un mondo bianco di luce, splendente, meraviglioso. Ghiaccio e neve a perdita di vista e picchi che spuntano da quel mare bianchissimo, fino all’orizzonte. Molti passeggeri si precipitano all’oblo’ ; quando si girano si vede la meraviglia e la sorpresa nel loro sguardo. Tutti sono emozionati. Quel mondo bianco di luce è meraviglioso, inatteso, di una bellezza mozzafiato.

Guardando con attenzione riesco a individuare il Monte Melbourne, e la polinia di Baia Terra Nova , poco lontano dalla nostra stazione Italiana Mario Zucchelli. La polinia è una zona di mare mantenuta costantemente libera dal ghiaccio (a causa dei venti, oppure di un upwelling).
A sud di baia Terra Nova il mare è ancora completamente bloccato dalla banchisa, che arriva fino alla lingua del Drygalski, prosecuzione sul mare di un ghiacciaio terrestre.

Poco prima dell’atterraggio guardo dall’oblo’ di sinistra e vedo l’Isola di Ross : il monte Bird, l’Erebus, il Terra Nova e il monte Terror. Poi un annuncio : « Allacciate le cinture per l’atterraggio ». Due o tre giri sopra la pista e tocchiamo terra. ANTARTIDE !! Siamo arrivati. Poco dopo il portellone viene spalancato e siamo autorizzati a uscire, imbacuccati per benino perché fuori tira un vento teso e ghiacciato, che soffia la neve lungo la superficie della pista. I passeggeri americani sono accolti a bordo di un immenso autobus con le gomme alte più di un metro : si chiama IVAN THE TERRABUS. I passeggeri neozelandesi (5) e l’unico italiano del volo (io) siamo accolti da Yvonne, Capobase della stazione neozelandese SCOTT, che è venuta ad accoglierci. Sebbene italiana, sono considerata neozelandese (o meglio: KIWI) pure io. Un Kiwi "onorario".

Yvonne mi spiega che siamo atterrati sulla McMurdo Sea Ice Runway, ovvero sulla pista che si trova sul ghiaccio marino, vicinissima a McMurdo. Ci sono altre due piste : Pegasus e Willie Fileds, ma sono più lontane e si trovano sulla piattaforma di Ross. « Il C-17 è cosi’ pesante che fra 45 minuti – appena terminato di scaricare - deve ripartire » spiega Yvonne. « Gli Hercules possono rimanere sulla pista, ma non il C-17, perché affonda nel ghiaccio sotto il suo peso ! ».

Dopo aver attraversato la cittadina di McMurdo, tutta innevata, arriviamo di là da Observation Hill e un cartello ci accoglie in vista della base neozelandese SCOTT : « Benvenuti alla base Scott, capoluogo della Ross Dependency ». La Ross Dependency è il territorio rivendicato dalla Nuova Zelanda in Antartide. Più a valle, ecco gli edifici color vedre veronese di questa base, una delle più belle ed accoglienti del continente. E’ stata fondata 50 anni fa esatti da Sir Ed Hillary. A qualche decina di chilometri più a nord, ecco l’Erebus, con il suo pennacchio di fumo.

Yvonne parcheggia il pick-up in un luogo speciale, dove il motore dei mezzi è costantemente mantenuto riscaldato. Entriamo nella base. Mi sembra di essere a casa ! Ho aspettato tanto questo momento. Mi sembra di essere in un sogno. Sono di nuovo in Antartide.

Lucia Simion, a Scott Base

FOTO: (c) LUCIA SIMION