Radioamatori in Antartide? Ebbene SI’. Nonostante email e telefoni satellitari la cara, vecchia radio viene tuttora utilizzata da radioamatori antartici per chiacchierare con il resto del mondo e persino per parlare con gli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale, 400 chilometri al sopra di noi.
Ce lo racconta Elaine Hood in due articoli apparsi recentemente sull’Antarctic Sun, un periodico online che tratta temi relativi alla ricerca statunitense in Antartide, finanziato dalla National Science Foundation (NSF).
Interviste e testi sono realizzati da un piccolo team di specialisti impiegati dalla Raytheon Polar Services, l’istituzione che pianifica e organizza dal punto di vista logistico le spedizioni americane in Antartide per conto nella NSF (sulle stazioni scientifiche, le navi oceanografiche e nei campi remoti). Il quartier generale della RPS si trova a Centennial, presso Denver. Direttore dell’Antarctic Sun è Peter Rejcek, mentre Elaine Hood gestisce la fototeca US Antarctic Photo Library e collabora al periodico. Responsabile del servizio Stampa e Comunicazione è Valerie Carroll.
Quella dei radioamatori (“hams” in Inglese) e l’Antartide è una tradizione che risale agli anni 50, quando due giovanissimi “hams” di una piccola città del New Jersey - Jules e John Madey, rispettivamente 16 e 13 anni - svolsero un ruolo fondamentale nello stabilire contatti fra l’Antartide e gli Stati Uniti. A quel tempo la radio era l’unica possibilità per i membri delle spedizioni antartiche (soprattutto militari della Navy) di stabilire un contatto con il mondo “di sopra”, spezzando un isolamento che poteva durare anche due anni. Tutte le basi avevano i loro operatori radio, ma il contributo di radioamatori come Jules e John Madey fu straordinario. L’opportunità di chiacchierare con mogli, figli, fidanzate o parenti grazie ai ragazzi Madey fu un formidabile sostegno psicologico per i militari americani in Antartide, soprattutto nel corso dell’Anno Geofisico Internazionale (1957-58). FOTO IN ALTO E A DESTRA: militari della Navy alla radio, nel 1956 - a Williams Air Operating Facility. (c) US Navy/NSF/US Antarctic Photo Library.
La vicenda di Jules e John Madey è esemplare e anche molto commovente. Durante il giorno - racconta sempre Elaine Hood- i due ragazzi andavano a scuola; rientrati a casa facevano subito i compiti, quindi si mettevano alla radio fino a notte fonda per stabilire i contatti con l’Antartide e le famiglie dei militari rimaste negli Stati Uniti. Il giorno dopo, di mattino presto, erano di nuovo in classe.
Il primo collegamento fu stabilito il 24 dicembre 1956. La sigla per chiamare era K2KGL: tutta l’Antartide la conosceva e a cinquant’anni di distanza qualcuno se la ricorda ancora a memoria. Per migliorare la ricezione e la trasmissione, i genitori dei ragazzi li aiutarono ad installare una torre di trenta mentri nel cortile dietro casa. La radio di Jules era anche collegata a un telefono. Il contributo dei ragazzi Madey fu tale che parecchi militari - rientrati negli USA - andarono a trovarli nel New Jersey. Earl Johnson, che trascorse l’inverno australe al Polo sud geografico invito’ Jules al suo matrimonio, per ringraziarlo di averlo mantenuto in contatto con la findanzata. La stessa Navy fu riconoscente ai ragazzi Madey: Jules fu invitato a recarsi in Antartide nel 1959. Una località in Antartide è stata battezzata Madey Ridge. FOTO IN ALTO A SINISTRA: il Polo sud geografico nel 1956. (c) US Antarctic Photo Library-NSF
All'Università i fratelli hanno entrambi studiato al CalTech: Jules è diventato un ingegnere biomedico. Mentre John ha sviluppato il primo laser a elettroni liberi (FEL). Oggi è il direttore di un dipartimento all’università di Hawaii.
Il primo contatto radio dall’Antartide fu stabilito dalla spedizione dell’esploratore australiano Douglas Mawson, nel 1912: dal rifugio di Cape Denison a Commonwealth Bay, i membri della spedizione chiamarono Melbourne in Australia facendo un ponte-radio con una base situata sull’isola di Macquarie. Richard Evelyn Byrd, uno dei più grandi esploratori dell’Antartide, fu salvato grazie alla radio. Nel 1934 Byrd soggiorno’ da solo in un rifugio di pochi metri quadrati a 200 chilometri dalla base principale e fu lentamente avvelenato dal monossido di carbonio. Ascoltando la sua voce alla radio, i compagni compresero che stava molto male e accorsero a salvarlo.
CREDITO FOTOGRAFICO DELLE IMMAGINI IN BIANCO E NERO: U.S. Navy- National Science Foundation-US Antarctic Photo Library
Ce lo racconta Elaine Hood in due articoli apparsi recentemente sull’Antarctic Sun, un periodico online che tratta temi relativi alla ricerca statunitense in Antartide, finanziato dalla National Science Foundation (NSF).
Interviste e testi sono realizzati da un piccolo team di specialisti impiegati dalla Raytheon Polar Services, l’istituzione che pianifica e organizza dal punto di vista logistico le spedizioni americane in Antartide per conto nella NSF (sulle stazioni scientifiche, le navi oceanografiche e nei campi remoti). Il quartier generale della RPS si trova a Centennial, presso Denver. Direttore dell’Antarctic Sun è Peter Rejcek, mentre Elaine Hood gestisce la fototeca US Antarctic Photo Library e collabora al periodico. Responsabile del servizio Stampa e Comunicazione è Valerie Carroll.
Quella dei radioamatori (“hams” in Inglese) e l’Antartide è una tradizione che risale agli anni 50, quando due giovanissimi “hams” di una piccola città del New Jersey - Jules e John Madey, rispettivamente 16 e 13 anni - svolsero un ruolo fondamentale nello stabilire contatti fra l’Antartide e gli Stati Uniti. A quel tempo la radio era l’unica possibilità per i membri delle spedizioni antartiche (soprattutto militari della Navy) di stabilire un contatto con il mondo “di sopra”, spezzando un isolamento che poteva durare anche due anni. Tutte le basi avevano i loro operatori radio, ma il contributo di radioamatori come Jules e John Madey fu straordinario. L’opportunità di chiacchierare con mogli, figli, fidanzate o parenti grazie ai ragazzi Madey fu un formidabile sostegno psicologico per i militari americani in Antartide, soprattutto nel corso dell’Anno Geofisico Internazionale (1957-58). FOTO IN ALTO E A DESTRA: militari della Navy alla radio, nel 1956 - a Williams Air Operating Facility. (c) US Navy/NSF/US Antarctic Photo Library.
La vicenda di Jules e John Madey è esemplare e anche molto commovente. Durante il giorno - racconta sempre Elaine Hood- i due ragazzi andavano a scuola; rientrati a casa facevano subito i compiti, quindi si mettevano alla radio fino a notte fonda per stabilire i contatti con l’Antartide e le famiglie dei militari rimaste negli Stati Uniti. Il giorno dopo, di mattino presto, erano di nuovo in classe.
Il primo collegamento fu stabilito il 24 dicembre 1956. La sigla per chiamare era K2KGL: tutta l’Antartide la conosceva e a cinquant’anni di distanza qualcuno se la ricorda ancora a memoria. Per migliorare la ricezione e la trasmissione, i genitori dei ragazzi li aiutarono ad installare una torre di trenta mentri nel cortile dietro casa. La radio di Jules era anche collegata a un telefono. Il contributo dei ragazzi Madey fu tale che parecchi militari - rientrati negli USA - andarono a trovarli nel New Jersey. Earl Johnson, che trascorse l’inverno australe al Polo sud geografico invito’ Jules al suo matrimonio, per ringraziarlo di averlo mantenuto in contatto con la findanzata. La stessa Navy fu riconoscente ai ragazzi Madey: Jules fu invitato a recarsi in Antartide nel 1959. Una località in Antartide è stata battezzata Madey Ridge. FOTO IN ALTO A SINISTRA: il Polo sud geografico nel 1956. (c) US Antarctic Photo Library-NSF
All'Università i fratelli hanno entrambi studiato al CalTech: Jules è diventato un ingegnere biomedico. Mentre John ha sviluppato il primo laser a elettroni liberi (FEL). Oggi è il direttore di un dipartimento all’università di Hawaii.
Il primo contatto radio dall’Antartide fu stabilito dalla spedizione dell’esploratore australiano Douglas Mawson, nel 1912: dal rifugio di Cape Denison a Commonwealth Bay, i membri della spedizione chiamarono Melbourne in Australia facendo un ponte-radio con una base situata sull’isola di Macquarie. Richard Evelyn Byrd, uno dei più grandi esploratori dell’Antartide, fu salvato grazie alla radio. Nel 1934 Byrd soggiorno’ da solo in un rifugio di pochi metri quadrati a 200 chilometri dalla base principale e fu lentamente avvelenato dal monossido di carbonio. Ascoltando la sua voce alla radio, i compagni compresero che stava molto male e accorsero a salvarlo.
CREDITO FOTOGRAFICO DELLE IMMAGINI IN BIANCO E NERO: U.S. Navy- National Science Foundation-US Antarctic Photo Library
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